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Pasolini era un uomo mite,
dolcissimo. Chi lo
conosceva solo attraverso i suoi scritti pensava fosse una persona
aggressiva,
ma non lo era affatto. La rabbia, che esprimeva con forza nelle sue
denunce,
nello sguardo critico sulla società, era un tratto estraneo alla sua
dimensione
privata. È stato un uomo affascinante, dai molteplici talenti e pieno
di
contraddizioni. (Dacia
Maraini)
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Dacia
Maraini fu fra i primi ad accorrere sul luogo in cui fu
ritrovato il cadavere di Pier Paolo Pasolini, quel 2 novembre del 1975.
"Era in uno stato pietoso, come si vede bene dalle foto scattate subito
dopo, e che secondo me fu vergognoso pubblicare", dice Maraini, che
ricorda
come Pasolini fosse "robusto, allenato, faceva tanto sport" e come
sia quindi inverosimile che una persona da sola abbia potuto ridurlo
così.
All'interno della macchina, ricorda poi la scrittrice, c'erano tanti
indizi
importanti, che "parlavano anche a chi, come noi, non è un poliziotto e
poco sa di legge, perché per fortuna la logica è gratis, è di tutti".
C'erano addirittura, ricorda, delle impronte digitali impresse nel
sangue, sul
tetto, un maglione, che non apparteneva a Pelosi. L'appello della
scrittrice,
commossa al ricordo degli ultimi momenti dell'amico, è perché l'Italia
tributi
un atto di rispetto allo scrittore, perché "rispetto", ha detto, vuol
dire prima di tutto scoprire la verità su quella persona. "Siamo una
democrazia, e se un cittadino si fa delle domande deve avere delle
risposte -
ha detto Maraini - e delle risposte credibili. Altrimenti non c'è
differenza
rispetto alle dittature. Andremo avan
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